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Capotecnici nel WorldSBK: approcci diversi per lo stesso obiettivo

Monday, 28 February 2022 11:32 GMT

Hanno un ruolo fondamentale in tutti i team e insieme ai loro piloti vanno a caccia della gloria nel WorldSBK

Il ruolo del capotecnico è cresciuto molto fino ad andare oltre a ciò che era comune pensare in termini di miglior meccanico di uno specifico pilota. In un mondo delle competizioni motociclistiche più complesso che mai, un capotecnico deve anche essere uno psicologo/confessore/guru tecnologico/capo del personale e responsabile del benessere di tutto il gruppo di lavoro. Tutto questo contemporaneamente. Pensiamo ad alcune persone che provano a modellare i loro materiali e uomini in forme vincenti ogni sabato e domenica in occasione delle gare del WorldSBK. Quello del capotecnico è un ruolo che perfino il più casuale degli appassionati di gare comprende. È la persona che ai box parla con il pilota e che si occupa del team di meccanici? Oggi giorno la questione è un po’ più complicata… C’è l’aspetto tecnico che culmina nel setup della moto che scende in pista per le varie sessioni e gare. Poi c’è il lato umano di ogni potenziale equazione che può portare a vincere le gare.

Il capotecnico di Alvaro Bautista all’interno del team Aruba.it Racing – Ducati si chiama Giulio Nava e ha lavorato con lo spagnolo anche nel Team HRC. È molto lunga la lista di piloti per cui ha lavorato e che ha affiancato, solitamente specializzandosi nei dati e nell’elettronica e in seguito come capotecnico. Ben Spies. Casey Stoner. Marc Marquez. Nicky Hayden (come capotecnico). Yamaha, Honda MotoGP™, Aprilia MotoGP™, Ducati WorldSBK. E adesso per tre stagioni nel WorldSBK come capotecnico di Bautista. Quando è passato al ruolo di capotecnico, dopo tutti gli altri ruoli tecnici ricoperti, per Nava in cosa è consistito l’adattamento maggiore? “Quando mi occupavo di elettronica o di analisi dati avevo un punto di vista ingegneristico. Uno più uno fa sempre due. Analizzi i dati. Quando la moto deve fare i conti con un eccessivo spinning, lo spinning è eccessivo. Ma poi quando passi a ricoprire questo ruolo devi imparare che uno più uno non fa automaticamente due. Forse uno e mezzo? Devi gestire la moto da un punto di vista puramente tecnico ma devi gestire la situazione dato che ci sono momenti in cui devi riuscire ad aiutare il pilota da un punto di vista – diciamo – più umano. C’è un momento in cui devi spingere e c’è un momento in cui devi allentare. Si tratta di cose che devi scoprire, che devi imparare”.

Un altro ingegnere puro che è passato nelle vesti di capotecnico lo troviamo nel Kawasaki Racing Team WorldSBK e risponde al nome di Marcel Duinker che è il capotecnico di Alex Lowes. L'olandese Duinker da diversi anni fa parte di KRT e ha lavorato anche con il campione del mondo 2013 Tom Sykes. Duinker in MotoGP™ ha fatto parte di Kawasaki prima di trasferirsi nel team Provec Racing nel WorldSBK: “Sono stato uno dei due ragazzi fortunati a passare al team Kawasaki per far parte del progetto legato al World Superbike portato avanti da un team diverso rispetto a quello attuale. Alla fine del 2011 Kawasaki ha messo me e Danilo Casonato con Tom Sykes. In quel momento sono diventato capotecnico. L’obiettivo era trasformare la Ninja ZX-10R in una moto vincente. Ciò richiede una performance abbastanza elevata da parte di un certo numero di persone. Serve un pilota che sappia come trovare il limite e che spieghi dove sono questi limiti. Devi avere questo clic, questa chimica con il pilota e serve una bella dose di esperienza in termini ingegneristici per tradurre tutte le informazioni che generi nel corso del weekend in cambiamenti strutturali sulla moto”.

Tra coloro che sono arrivati a essere capotecnici nel WorldSBK provenendo dall’altra parte del muretto rispetto a Duinker c’è Pere Riba. Sia Duinker che Riba hanno vinto da capotecnici il Campionato WorldSBK. Riba da pilota ha conquistato successi nel WorldSSP ed è capotecnico in Kawasaki da tanti anni ma in precedenza era stato un collaudatore e pilota di sviluppo sia in sella a moto stradali che di gara sempre per Kawasaki.

“Ovviamente una delle cose più importanti, dal momento che si trova al vertice della piramide, è che se vuoi sviluppare la moto devi puntare sul pilota,” dice Pere. “Questa è la cosa più importante. Poi un’altra cosa molto importante è che la moto viene realizzata per avere un feeling anche se tanti ingegneri e la gente in generale si dimentica di ciò. Senza dubbio devi essere collegato al 100% con il feeling del pilota dato che ogni singolo pilota richiede qualcosa di diverso in termini di feeling con la moto; sono tanti gli aspetti che danno vita a questo tipo di feeling. Ovviamente poi ciò va tradotto a livello tecnico. Ma per un pilota è impossibile essere veloce senza capire il limite e il feeling della moto. Per quanto riguarda la mia filosofia di capotecnico questo è il punto chiave. Da quando ero pilota la mia opinione è sempre stata quella che esistano due o tre chiavi. La prima è capire le sensazioni del pilota, ovvero ciò che devi fare sulla moto per dare questo tipo di feeling che il pilota richiede. Il secondo consiste nel mantenere principalmente la mente del pilota in ottima forma. È necessario capire che ogni pilota è diverso. Alcuni piloti prediligono un feeling ‘caldo’, altri sono più 'freddi' e non se ne curano. Però è fondamentale capire ciò di cui ha bisogno il pilota”.

Phil Marron è il capotecnico di Toprak Razgatlioglu fin dal periodo in cui il turco correva con il team Kawasaki Puccetti Racing: Razgatlioglu ha voluto fortemente che Marron lo seguisse nel passaggio da Kawasaki Puccetti al team Pata Yamaha with Brixx WorldSBK dato che aveva capito molto bene Toprak. All’interno del box Marron segue la propria filosofia. Il resto del gruppo di tecnici potrebbe - e a volte dovrebbe – anche parlare con il pilota in occasione delle analisi e dei meeting. Per alcuni capotecnici, tutto passa da loro in prima battuta. “Quando in altri team ho lavorato con altri ingegneri elettronici volevano passare per me. Non era male ma serviva tempo. Adesso a tutti coloro che mi siedono a fianco dico ‘parla direttamente con il pilota. Sono qui accanto a te. Ti ascolto. Se hai una domanda, chiedi al pilota. Non devi girarci intorno’. Preferisco accorciare i processi. Il tempo corre e quindi è necessario essere veloci”.

 

Articolo pubblicato grazie al Programma Ufficiale del WorldSBK.

 

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